Un saluto a Marino Cortese

4 Maggio 2020

I soci del DVRI salutano il Presidente Marino Cortese

Il 28 aprile 2020 è venuto a mancare a 81 anni Marino Cortese, presidente della Fondazione Querini Stampalia, ex senatore DC e anche ex assessore comunale a Venezia. Marino Cortese in rappresentanza della Querini è stato un membro attivo del DVRI e la sua partecipazione è stata sempre preziosa e stimolante. Lo vogliamo ricordare con le parole di Giorgio Busetto, suo collega di vecchia data e membro del DVRI per la Fondazione Ugo e Olga Levi onlus

Marino Cortese


Ricordo di Marino Cortese

Ho lavorato alla Querini Stampalia con diversi Presidenti: Germano Pattaro, Carlo Ottolenghi, Egle Renata Trincanato, Marino Cortese, Emilio Rosini. Ho avuto nel lavoro rapporti personali importanti con loro. Ma tra tutti è stato Cortese quello con cui ho operato più a lungo, fino a costruire con lui una profonda amicizia, tanto da pensare che fosse per me una sorta di fratello maggiore. A lui debbo i risultati migliori del mio lavoro, perché tutti e due abbiamo avuto e coltivato insieme un affetto vero e profondo per la Fondazione “del conte Giovanni”, al cui culto ero stato introdotto e formato da Giuseppe Mazzariol.

Sono morti tutti e questo fa di me, benché più giovane di loro, un vero sopravvissuto, perché loro hanno incarnato una stagione eticamente fondata nei valori della Resistenza e della Costituzione, parole usurate e vuote ormai se non si fanno vissuto quotidiano, rispetto per uomini, cose, tradizioni.

Cortese è stato un politico di lungo corso, uno dei pochi attento alla cultura, alla cui vita ha finito per partecipare direttamente non solo con la lunghissima presidenza, e prima consiglierato, della Querini Stampalia, ma anche come assessore comunale alla cultura, assessore regionale al bilancio (a lui si deve la prima legge regionale per la Querini e il sistema bibliotecario veneziano, credo sia stata la seconda legge per la cultura promulgata dalla allora neonata Regione Veneto), senatore democristiano della cui cura per i problemi di Venezia ha beneficato molto anche la “nostra” Querini, presidente dell’Università Internazionale dell’Arte, consigliere della Fondazione Ugo e Olga Levi, di cui è stato anche revisore dei conti per molti anni, e così via.

E’ stato bello lavorare con lui gomito a gomito, entusiasmante seguire insieme il progetto donato da Mario Botta, intervenuto su acquisti e con mezzi in grande misura da lui procacciati, con infaticabile zelo, con assidua presenza, con intima conoscenza dei beni culturali conservati, della storia istituzionale,dei dossier aperti. Questo impegno insieme al fondamento etico, civile che lo animava ha fatto di lui un capitale garante della vita e delle buone pratiche della Fondazione, per la quale ha spinto il suo sostegno sino a fare il custode volontario del museo, con cento altri cittadini che insieme hanno dato vita a questo meraviglioso atto d’amore civico credo unico in Italia, sottraendo da anni alla morsa della crisi economica questa parte così importante della Querini, altrimenti destinata a inesorabile chiusura e decadimento anziché fioritura..

Appassionato collezionista di vedute e di piante storiche di Venezia, amava addentrarsi nei depositi per meglio conoscere il “suo” istituto, la cui guida e cura voleva essere per lui un contributo concreto offerto alla città che ha sempre amato e difeso. Conosceva la storia dell’Istituto anche attraverso i verbali del Consiglio di Presidenza, di cui ha redatto una sorta di indice analitico del periodo tra le due guerre. Si interessava a ogni dettaglio, intervenendo a volte nella progettazione architettonica che seguiva con grande attenzione, piuttosto che all’oggettistica del bookshop, o alla vita della Caffetteria. Tutto questo con un grande rispetto dei ruoli, senza invadenze, benché caparbio di carattere, perché sapeva sempre comportarsi da vero signore e meravigliare con la finezza degli approcci politici, materia in cui mi è stato maestro. Scherzando diceva che la sua carriera politica era cominciata come capo chierichetto e che per questo la sapeva lunga …. La recente visita del Presidente della Repubblica Mattarella è stata un riconoscimento tributato a questo suo lavoro appassionato. Teneva molto alle celebrazioni per i 150 anni, che ha particolarmente curato fino a che la malattia improvvisa non lo ha costretto a lunghe degenze ospedaliere, impedito nella parola e nei movimenti ma lucido e sempre informato e appassionato. Voleva fare di queste celebrazioni un momento di riconoscenza per il Fondatore e di riconoscimento per la “loro” Fondazione, perché non c’è dubbio che lo è stata tanto dell’uno, che la ha ideata, quanto dell’altro, che la guidata e protetta.

Amava anche viaggiare, guidare l’automobile. Ricordo un viaggio che facemmo insieme, con lui sempre al volante, in pellegrinaggio a visitare le chiese svizzere di Mario Botta. Il risultato di questa inesausta attività può ben vedersi nell’opera straordinaria di rinnovamento della Querini Stampalia che a lui si deve. Seguirlo e servirlo in questa avventura, dopo di me continuata con fervore insieme a lui da Marigusta Lazzari, è stato un piacere, mai avrebbe fatto pesare il fatto di essere sovraordinato, ma si è sempre posto in modo collaborativo, con un atteggiamento da “servus servorum” e anche di questo serbo gratitudine profonda. Con lui se ne va un pezzo di storia veneziana e forse il più importante pezzo dei 150 anni della storia queriniana.

Giorgio Busetto