Cosa significa innovazione?
Il dizionario definisce innovazione come l’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione e simili… In questa lista troverete ordinate in ordine cronologico persone che grazie alle loro intuizioni, pur in modo diverso, hanno contribuito al progresso del’umanintà lasciando un’impronta indelebile nella storia.
Leonardo Da Vinci
Chi meglio di lui può essere considerato innovatore oltre/accanto a uomo del rinascimento? Da Vinci è famoso soprattutto per i suoi dipinti come L’ultima cena o la Mona Lisa ma è stato anche un filosofo, un ingegnere e un inventore. È stato capace di immaginarsi e di lasciarci in eredità bozzetti di tecnologie future come l’elicottero, il sistema industriale dell’energia solare, l’automobile o la muta da palombaro. Ma ció che più ha mosso la sua capacità innovativa è ben individuata da Timpanaro:
“È sua e nuova la curiosità per ogni fenomeno naturale e la capacità di vedere a occhio nudo ciò che a stento si vede con l’aiuto degli strumenti.”
Dagli studi di anatomia a quelli di idraulica la sua innovazione non è stata nello spiegare perché, come può fare uno scienziato, ma guardare con occhi nuovi la realtà di sempre.
Galileo Galilei
Innovatore a suo malgrado, Galileo è stato un vero uomo del Rinascimento, eccellendo in molte aree diverse, dalle scienze alle discipline umanistiche. Dice molto del suo modo di essere una sua famosa citazione:
“In questioni della scienza, l’autorità di mille non vale l’umile ragionamento di un singolo individuo.”
Fisico, astronomo, filosofo e matematico è considerato il padre della scienza moderna. Il suo nome è associato a importanti contributi in dinamica e in astronomia (legati al perfezionamento del telescopio, che gli permise importanti osservazioni astronomiche) oltre che all’introduzione del metodo scientifico – o metodo galileiano o metodo sperimentale- . Di primaria importanza fu anche il suo ruolo nella rivoluzione astronomica, con il sostegno al sistema eliocentrico e alla teoria copernicana. Fu un grande osservatore e lo dimostrò con il moto del pendolo prima e grazie all’uso del telescopio poi ma soprattutto fu un innovatore, anche se a suo malgrado. Fu sospettato di eresia e accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture e per questo Galileo fu processato e condannato dal Sant’Uffizio. Combatté sempre? Non proprio, una figura in bilico tra i dettami dello status quo e quello che la sua ragione gli imponeva di affermare. Solo quando non si poté più negare la verità delle sue affermazioni allora poté compiersi la rivoluzione e le sue innovazioni furono veramente tali. Come scrisse Brecht in Vita di Galileo:
“Il frutto dell’albero della conoscenza. Ecco, lo azzanna subito. Sarà dannato in eterno, ma non può fare a meno di azzannarlo, sciagurato ghiottone!”
Benjamin Franklin
Uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America, Franklin fu anche un brillante ed eclettico inventore, teorico politico, scienziato, uomo di stato e scrittore. Benjamin aveva una prodigiosa mente scientifica e i suoi interessi spaziavano dalle materie socio-politiche alle discipline scientifiche in modo naturale e continuativo. Oltre alla politica lui è forse ancora più noto per il suoi esperimenti di illuminazione ed elettricità. Come scienziato, diede contributi importanti allo studio dell’elettricità e fu un appassionato di meteorologia e anatomia. Fu l’inventore del parafulmine, le lenti bifocali, l’armonica a bicchieri e un modello di stufa-caminetto noto nel mondo anglosassone come stufa Franklin. Già all’età di 11 anni diede prova della sua genialità realizzando la sua prima invenzione: delle pinne per nuotare in legno, che si adattano sulle mani e piedi che gli permette di nuotare molto più velocemente. Come dicevamo fu anche l’inventore dello strumento di vetro ‘armonica’, ma forse non molti di voi sapranno che questa invenzione diventò così popolare che in Europa Mozart e Ludwig van Beethoven composero della musica ad hoc. Inventò la sedia girevole di cui non possiamo non essere grati ma soprattutto la sua scoperta più riguarda la natura del fulmine. Benjamin dimostrò che il fulmine non è altro che una manifestazione di elettricità, convinzione scaturita da una serie di osservazioni circa la somiglianza fra i fulmini e le scintille elettriche, nella loro forma, colore e velocità. Accanto alla sua figura dello scienziato ha sempre saputo mantenere la sua dimensione di uomo pubblico interpretando tutte le sue invenzione come a servizio del pubblico, non brevettando mai nulla di quanto fatto.
Strappò al cielo il fulmine, lo scettro ai tiranni.
Eripuit caelo fulmen, sceptrumque tyrannis.
Caroline Lucretia Herschel
Herschel era trattata poco più che come una sguattera dai suoi genitori ad Hannover tanto che in seguito avrebbe descritto se stessa come la “Cenerentola della famiglia”. Tutto cambiò nel nel 1772 quando suo fratello maggiore, William, la portò in Inghilterra per aiutare la sua famiglia a Bath . Inizialmente si dedicò al canto per accompagnare William, che era l’organista per la Octagon Chapel ma in seguito, quando il fratello decise di cambiare carriera, anche lei iniziò a dedicarsi all’astronomia. Oltre ad assistere il fratello nelle sue osservazioni e nella costruzione dei telescopi, Caroline diventò un astronoma brillante e indipendente, a cui dobbiamo la scoperta di nuove costellazioni, nebulose e stelle. È stata la prima donna a scoprire una cometa (ne ha scoperto otto in totale) e la prima ad avere il suo lavoro pubblicato dalla The Royal Society. È stata anche la prima donna britannica di essere pagata per il suo lavoro scientifico, quando William, che era stato nominato astronomo personale del re dopo la sua scoperta di Urano nel 1781, convinse il suo protettore a premiare la sua assistente con uno stipendio annuo. Dopo la morte di William nel 1822, Caroline si ritirò a Hannover. Lì ha continuato il suo lavoro astronomico, la compilazione di un catalogo delle nebulose (il lavoro degli Herschel ‘aveva aumentato il numero di noti ammassi stellari da 100 a 2.500!!!). Morì nel 1848 all’età di 97 anni dopo aver ricevuto molti onori nel suo campo, tra cui una medaglia d’oro dal Royal Astronomical Society.
Thomas Edison
Thomas Edison è il famoso inventore e industriale statunitense nato a Milan, nell’Ohio, il giorno 11 febbraio del 1847, a cui si deve l’invenzione della lampadina. Figlio di povera famiglia, è costretto ad abbandonare la scuola dopo pochi mesi di frequenza a causa di problemi finanziari; riceve una sommaria istruzione dalla madre e, a soli 12 anni, inizia a vendere giornali sui treni della “Grand Trunk Railway”, dedicando il tempo libero ai suoi primi esperimenti con apparecchiature elettriche e meccaniche. Organizza così un suo primitivo laboratorio a bordo di un vagone ma, a causa di un incendio da lui involontariamente provocato, viene licenziato. Salva però poi fortunosamente il figlio del capostazione che stava per essere investito da un treno, assicurandosi la riconoscenza del padre, che gli permette di frequentare l’ufficio telegrafico della stazione. In seguito, mentre presta servizio come telegrafista, inventa uno strumento telegrafico a ripetizione per la trasmissione automatica dei messaggi. La vendita degli apparecchi telegrafici, via via perfezionati, gli procura ingenti somme che nel 1876 utilizza per aprire un piccolo laboratorio privato. Nell’ambito delle trasmissioni telegrafiche, estremamente significativa fu l’invenzione dei sistemi duplice e quadruplice che consentivano di trasmettere più messaggi contemporaneamente su una sola linea, e il suo progetto del microfono a carbone (1876). Nel 1877 annuncia l’invenzione del fonografo, apparecchio mediante il quale il suono poteva essere registrato meccanicamente, l’invenzione costituisce un fondamentale passo avanti nel settore. Due anni dopo, Edison presenta pubblicamente la prima lampada elettrica, che ottiene notevole successo. Insieme a Swan costituisce la società Edison & Swan United Light Company, alla quale arriderà un proficuo futuro. Nel periodo seguente si dedica invece al perfezionamento della dinamo per generare la corrente elettrica necessaria all’alimentazione dei nuovi dispositivi progettando, fra l’altro, la prima grande centrale elettrica della città di New York. Nel 1882 la Edison Electric Light Company produrrà 100 mila lampadine all’anno. Nel 1887 Edison trasferisce il laboratorio da Menlo Park a West Orange (entrambi nel New Jersey), dove prosegue esperimenti e ricerche. L’anno successivo inventa il cinetoscopio, il primo apparecchio con cui era possibile realizzare filmati per rapida successione di singole immagini. Tra le sue ultime invenzioni si ricordano la batteria di accumulatori Edison, ancora estremamente rozza ma dotata di un’elevata capacità elettrica per unità di peso. Altre sue scoperte sono il mimeografo e un metodo telegrafico senza fili per comunicare con i treni in movimento. Allo scoppio della prima guerra mondiale progetta e costruisce impianti per la produzione di benzene, fenolo e derivati dell’anilina, che in precedenza venivano importati dalla Germania. Gli ultimi suoi anni lo vedono occupato a perfezionare alcune invenzioni precedenti. Edison non conquista tutti i mille e oltre brevetti da solo: intelligentemente si avvale di molti validi collaboratori e delle loro idee per poi perfezionarle e trasformarle in oggetti utili e commerciabili, rivelandosi in ciò, oltre che un ottimo tecnologo, anche un lungimirante uomo d’affari, precorrendo di molto i suoi tempi. Scompare a West Orange, nel New Jersey, il 18 ottobre dell’anno 1931, a 84 anni di età.
Sigmund Freud
Sigismund Schlomo Freud, conosciuto come Sigmund Freud, nasce il 6 Maggio del 1856 a Freiberg (Příbor), nell’odierna Repubblica Ceca (al tempo chiamata Moravia). Il padre di Freud è un ebreo laico, che non trasmette al figlio un’educazione di stampo religioso-fideistico o tradizionalista. Quando Sigmund ha appena quattro anni, la famiglia si sposta a Vienna per motivi legati al lavoro del padre, che commerciava in lana. Nonostante il disinteresse paterno per l’argomento, Sigmund inizia ad appassionarsi allo studio del testo biblico sin da giovane, e la storia e la tradizione del suo popolo giocheranno un ruolo non indifferente nella sua produzione successiva (per altro, in un contesto sociale come quello viennese di strisciante antisemitismo). Sigmund si diploma a diciassette anni nell’istituto superiore “Sperl Gymnasium”, e dà prova delle sue particolare attitudini intellettive; nel 1873 s’iscrive alla Facoltà di Medicina dell’università di Vienna, dove conclude gli studi nel 1881, dedicandosi nel frattempo alla ricerca psicoterapeutica. Dopo un soggiorno in Inghilterra, Freud trova impiego nell’istituto zoologico viennese di Carl Claus, ma ben presto si sposta all’Istituto di Fisiologia di Ernst Brücke, che diverrà una figura determinante nella formazione del giovane Sigmund. Nonostante un certo successo ottenuto nel campo della ricerca, Freud decide infatti di dedicarsi alla pratica clinica, professione assai remunerativa che gli avrebbe consentito di rendersi indipendente economicamente e di sposare Martha Bernays, conosciuta nel 1882. Lavora per tre anni all’Ospedale Generale di Vienna, curando i pazienti del reparto psichiatrico, poi, tra il 1885 e il 1886 collabora con Charcot a Parigi, e si avvicina così all’ipnosi come cura per l’isteria, metodo clinico che Freud vuol diffondere al suo ritorno a Vienna. Nell’autunno del 1886 apre dinque il suo studio privato, e in primavera sposa Martha, con cui mette al mondo sei figli. Nel frattempo Freud inizia ad applicare il metodo ipnotico sui pazienti isterici, e a pubblicare i primi studi su questo metodo catartico (Studi sull’isteria, 1895). Tuttavia, Freud sta già lavorando alle opere maggiori; nel 1900 pubblica uno studio, risultato del lavoro di cura sui propri pazienti e su se stesso, L’interpretazione dei sogni, che fissa i paletti della futura psicoanalisi. La nomina a professore universitario nel 1902 si affianca allo sviluppo della nuova teoria, a cavallo tra interpretazione del mondo dell’inconscio e pratica terapeutica per i disturbi psicoanalitici; alla Psicopatologia della vita quotidiana (1904) e ai Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) si affiancano gli studi di famosi “casi clinici”. Del 1910 è la fondazione della Società psicoanalitica internazionale, cui aderiscono in un primo momento anche i “discepoli” Jung e Adler. Altri studi freudiani (che sviluppano ulteriormente i concetti di Io, Es, Super-io, il noto “complesso di Edipo” e la teoria della sessualità) sono al di là del principio di piacere (1920), L’Io e l’Es (1922) e Il disagio della civiltà (1930). La salita al potere del nazismo hitleriano costringe però Freud - da anni malato di cancro - all’esilio a Londra nel 1938, dove lo psicoanalista muore l’anno successivo.
Nikola Tesla
Nikola Tesla, grande inventore, ingegnere, e futurista. Tesla contribuì allo sviluppo del moderno sistema elettrico basato sulla corrente alternata. Noto per i suoi esperimenti talvolta rischiosi e per la sua personalità eccentrica, con il suo lavoro rivoluzionario per la produzione e trasmissione di energia si rivelò un visionario.
"La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità"
Fin da piccolo mostrò uno spiccato interesse per l’elettricità: ancora in tenera età, rimase affascinato dalle piccole scintille che comparivano strofinando il pelo del suo gattino Macak, per un accumulo di elettricità statica. Dimostrò da subito una grande predisposizione per la matematica tanto che la sua insegnante delle elementari sospettava che barasse. Completati gli studi in ingegneria, nel 1884 salpò per gli Stati Uniti munito esclusivamente di una lettera di referenze di Charles Batchelor, il suo ultimo capo, indirizzata a Thomas Edison, nella quale c’era scritto:
"Conosco due grandi uomini: uno siete voi, l'altro è questo giovane".
Tesla continua ad essere uno scienziato ancora poco noto - nonchè poco presente in tutte le più famose enciclopedie scientifiche - nonostante oltre alla corrente alternata inventò anche il generatore di energia idroelettrica, l’illuminazione a fluorescenza, il motore rotante e la turbina senza pale e molto probabilmente anche la radio. E queste sono solo le invenzioni più famose. Nel 2007 alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) gli hanno finalmente dato giustizia, annunciando al mondo di essere riusciti a trasmettere energia elettrica senza fili utilizzando i principi di risonanza scoperti dallo scienziato serbo più di un secolo prima.
Marie Curie
Marie Curie, la prima donna a vincere il premio Nobel Prize nel 1903 (lo vinse due volte sia in fisica che successivamente in chimica nel 1911!). Marie fu una pioniera in entrambe le discipline ed è soprattutto conosciuta per le sue dirompenti idee sulla radioattività, nonchè per la scoperta di due elementi chimici: il polonio e il radio. Fu proprio lei a coniare il termine radioattivo e ad appuntare le prime tecniche capaci di isolare gli isotopi radiottivi. Questa scoperta le permise di iniziare i primi studi per la cura delle neoplasie, patologie che vanno ad indicare una crescita di pelle anormale nell’individuo. Fu anche la prima donna a diventare professoressa all’ Université Paris-Sorbonne e ad essere insignita degli onori al Pantheon di Parigi. Oggi le è dedicata una delle borse di studio europee più prestigiose, quale Marie Curie Fellowship che mira a sostenere la formazione alla ricerca e lo sviluppo di carriera dei ricercatori titolari di dottorato di ricerca o con quattro anni di esperienza nella ricerca.
Alexander Fleming
Nel 1928 Alexander Fleming ha scoperto la penicillina. Una scoperta fondamentale per lo sviluppo della medicina. Nel 1945, proprio grazie a questa scoperta, Fleming ha vinto il Nobel per la Medicina. La penicillina è un antibiotico che viene utilizzato contro la maggior parte dei batteri gram positivi come gli stafilococchi e gli streptococchi, contro le spirochete e contro gonococchi e meningococchi. Nel 1928 Fleming ha scoperto che in una piastra di coltura contaminata da una muffa la crescita batterica era inibita. In questo modo è arrivato così a scoprire la penicillina G, che poi ha dato origine a tutte le altre penicilline. Soltanto dal 1941 si è iniziato ad utilizzare la penicillina contro le infezioni batteriche, mentre dal 1943 gli Stati Uniti hanno iniziato a produrla a livello industriale.
Coco Chanel
Gabrielle Bonheure Chanel, emblema di eleganza ma che non ha mai dimenticato che una donna, prima di tutto, deve sentirsi comoda e a proprio agio nelle proprie vesti. Coco, come veniva chiamata, rivoluzionò completamente lo stile vestiario femminile a partire dalla seconda decade del ‘900, come dice lei stessa: «Finiva un mondo, un altro stava per nascere. Io stavo là; si presentò un’opportunità, la presi. Avevo l’età di quel secolo nuovo che si rivolse dunque a me per l’espressione del suo guardaroba. Occorreva semplicità, comodità, nitidezza: gli offrii tutto questo, a sua insaputa.» Coco rifiutò i fronzoli e le scomodità che l’abbigliamento della Belle Époque Europe ancora imponeva: per prima cosa era necessario eliminare i corsetti che impedivano alle donne la libertà nei movimenti. La sua ascesa inizia tuttavia con i cappelli: eliminò piume e fiocchi e al loro posto vi fece risplendere l’austerità. Cresciuta in un convento di monache si dice che fu molto influenzata dallo stile semplice del luogo. Diede molto spazio al nero e seppe valorizzare la sensualità femminile invertendo la tendenza della scollatura, al contrario coprendo e lasciando correre l’immaginazione. Esplorò il potenziale di molti tessuti sconosciuti alla moda francese dell’epoca: il 1916 è l’anno del Jersey, poi fu la volta del tweed scozzese infine nel 1925 durante l’Exposition des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, una rassegna delle innovazioni nelle arti applicate, la sua consacrazione fu completa. Dal lancio della moda del capello corto al tubino nero, passò per il blue marine e per le magliette a righe: le innovazioni artistiche e culturali di Coco furono determinanti per le generazioni future di donne. Ma in fondo solo una cosa muoveva l’arte di questa grande stilista e innovatrice: un abbigliamento a servizio delle donne.
Amelia Earhart
Amelia Earhart nasce il 24 luglio 1897 ad Atchinson (Kansas) e passa alla storia per essere stata la prima donna ad attraversare in solitaria l’Oceano Atlantico nel 1932. Ricordata tutt’oggi come eroina americana nonché come uno dei più capaci e celebrati aviatori del mondo, è un esempio di coraggio e spirito d’avventura tutto al femminile. Trascorre la giovinezza spostandosi tra Kansas e Iowa, e a 19 anni frequenta la Ogontz School di Filadelfia in Pennsylvania che lascia però due anni più tardi per raggiungere la sorella Muriel in Canada. Qui frequenta un corso di primo soccorso presso la Croce Rossa mettendosi in lista presso lo Spadina Military Hospital di Toronto. Lo scopo è quello di offrire soccorso ai soldati feriti nel corso del primo conflitto mondiale. Amelia Earhart approfondirà gli studi alla Columbia University di New York, frequentando una scuola per infermieri. E’ però all’età di soli 10 anni e dopo una gita nei cieli di Los Angeles che Amelia Earhart incontra la passione della sua vita: librarsi nelle limpide immensità delle volte celesti. Imparerà a volare diversi anni dopo, prendendo l’aviazione come un hobby, spesso accettando ogni tipo di lavoro per mantenersi alle costose lezioni. Nel 1922 infine compra il suo primo aeroplano con il sostegno economico della sorella Muriel e della madre Amy Otis Earhart. Nel 1928 a Boston (Massachussets), Amelia viene scelta da George Palmer Putnam, suo futuro marito, per essere il primo pilota donna a compiere il volo transoceanico. Amelia Earhart, affiancata dal meccanico Lou Gordon e dal pilota Wilmer Stults, riesce con successo e viene acclamata e onorata in tutto il mondo per la sua impresa. Dopo una serie di record di volo è nel 1932 che Amelia Earhart compie l’impresa più ardita della sua carriera: la trasvolata in solitaria sull’oceano Atlantico (Lindbergh fece lo stesso nel 1927). Il coraggio e l’audacia di Amelia Earhart, che si applicano ad attività che allora erano aperte principalmente agli uomini, si coniugano mirabilmente con la grazia e il gusto tipicamente femminili. La donna diviene infatti disegnatrice di moda studiando un capo particolare d’abbigliamento: la mise di volo per le donne aviatrici. La rivista Vogue le da ampio spazio con un reportage di due pagine corredate da grandi fotografie. Il suo impegno “per la donna che svolge una vita attiva” non si esaurisce al vestiario ma si rivolge a uno sforzo per aprire la strada dell’aviazione anche alle donne. Amelia Earhart offre altri assaggi di avventura con i voli che effettua ne1 1935: da Honolulu a Oakland (California) tra l’11 e il 12 gennaio, da Los Angeles a Mexico City il 19 e il 20 aprile, infine da Mexico City a Newark (New Jersey). A questo punto è la prima donna al mondo ad aver effettuato voli in solitaria nel Pacifico, ma anche la prima ad aver volato in solitaria sia l’Oceano Pacifico, sia l’Oceano Atlantico. Il suo sogno più grande rimane però quello il giro del mondo in aeroplano. Inizia l’impresa, ma raggiunti circa i due tezri del viaggio, oltre 22.000 miglia, Amelia scompare, perdendosi misteriosamente insieme al copilota Frederick Noonan per mai più tornare. E’ il 2 luglio del 1937. Una delle ipotesi formulate fu che la donna fosse una spia caduta in quell’occasione prigioniera dai giapponesi. Nel 2009 è stato realizzato un film biografico sulla sua vita dal titolo “Amelia”, con Richard Gere e Hilary Swank nel ruolo dell’aviatrice.
Walt Disney
Padre e innovatore dell’animazione cinematografica, ancora oggi il suo nome è associato a film, gadget e fumetti creati dalla sua casa di produzione che è divenuta in breve tempo un autentico impero economico su scala mondiale. Walt Disney nacque nel 1901 a Chicago. Agli inizi degli anni ‘20, dopo un periodo passato alla Pesman-Rubin Commercial Art Studio - un’agenzia pubblicitaria- nel 1922 Walt fondò la sua prima casa di produzione Laugh-O-Grams, Inc. formata da pochi collaboratori. Tuttavia lo studio fallì l’anno successivo. Trasferitosi ad Hollywood, Disney fondò col fratello Roy i Disney Brothers Studio. Nel 1927 vide la luce un nuovo personaggio a cartoni, Oswald the Lucky Rabbit, che riscosse un buon successo, ma in seguito venne acquisito dalla Universal assieme ai suoi pochi collaboratori venuti dal Kansas e Disney si ritrovò solo. Disney iniziò a pensare a un nuovo personaggio: Mortimer Mouse. La moglie Lilian cambiò il nome in Mickey Mouse (Topolino), che suonava meglio, e quindi Disney insieme ad un collaboratore di vecchia data, Ub Iwerks, produsse il primo cartoon di Topolino, “Plane Crazy”, muto, che passò inosservato alla sua uscita, nel 1928. Ispirato dal film Il cantante Jazz, Disney realizzò “Steamboat Willie”, presentato al Colony Theater di New York il 18 novembre 1928. Il cartoon ebbe un grande successo e segnò l’iniziò della sua carriera come disegnatore e animatore. Walt si specializzò nella creazione di animali antropomorfizzati come Topolino, Paperino, Pluto e Pippo. Il suo enorme talento lo portò, nel decennio compreso tra il 1927 e il 1937, a sperimentare l’abbinamento di musica, colore e suono al disegno animato. Raggiunse la vetta del successo grazie ai suoi lungometraggi animati. Il trionfo di Biancaneve e i sette nani aprì la strada alla produzione di favole per i più piccoli ed il suo successo motivò Walt Disney alla produzione di altri film di animazione come Pinocchio, Fantasia Dumbo e Bambi. Alla fine degli anni ‘40, iniziò la produzione di Cenerentola che diede il via a un periodo d’oro per Walt Disney, durante il quale il suo impero economico iniziò ad espandersi. Curiosità: il vero padre di Topolino è Ub Iwerks, disegnatore originale del celebre topo. Disney che aveva partecipato alla sua messa a punto, si occupò di sonorizzarlo e di dargli il colore.
Rita Levi Montalcini
Rita Levi Montalcini nasce il 22 aprile del 1909 a Torino da famiglia ebrea. Entrata alla scuola medica di Levi all’età di vent’anni, si laurea nel 1936. Fermamente intenzionata a proseguire la sua carriera accademica come assistente e ricercatrice in neurobiologia e psichiatria, è costretta, a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938, ad emigrare in Belgio insieme a Giuseppe Levi. Nel suo girovagare, nel ‘43 approda a Firenze, dove vivrà in clandestinità per qualche anno, prestando fra l’altro la sua collaborazione come medico volontario fra gli Alleati. Finita la guerra nel 45’, Rita torna nella sua città natale. Poco dopo riceve un’offerta dal Dipartimento di Zoologia della Washington University (St. Louis, Missouri). Accetta, dopo essersi però ben assicurata che potrà proseguire le stesse ricerche che aveva cominciato a Torino. I suoi primi studi (risaliamo agli anni 1938-1944) sono dedicati ai meccanismi di formazione del sistema nervoso dei vertebrati. Nel 1951-1952 scopre il fattore di crescita nervoso noto come NGF, che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche. Per circa un trentennio prosegue le ricerche su questa molecola proteica e sul suo meccanismo d’azione, per le quali nel 1986 le viene conferito il Premio Nobel per la Medicina (con Stanley Cohen). Dal 1961 al 1969 dirige il Centro di Ricerche di Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma) in collaborazione con l’Istituto di Biologia della Washington University, e dal 1969 al 1979 il Laboratorio di Biologia cellulare. Dopo essersi ritirata da questo incarico “per raggiunti limiti d’età” continua le sue ricerche come ricercatore e guest professor dal 1979 al 1989, e dal 1989 al 1995 lavora presso l’Istituto di Neurobiologia del CNR con la qualifica di Superesperto. Le sue indagini si concentrano sullo spettro di azione del NGF, utilizzando tecniche sempre più sofisticate. Dal 1993 al 1998 presiede l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. È membro delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali, quali l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Accademia Pontificia, l’Accademia delle Scienze detta dei XL, la National Academy of Sciences statunitense e la Royal Society. Nel 1992 istituisce, assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Levi Montalcini, in memoria del padre, rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario. L’obiettivo è quello di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese. In data 22 gennaio 2008 l’Università di Milano Bicocca le ha assegnato la laurea honoris causa in biotecnologie industriali. Rita Levi Montalcini muore alla straordinaria età di 103 anni il 30 dicembre 2012 a Roma.
Alan Turing
Molti di voi lo conosceranno grazie al film The Imitation Game che racconta la storia drammatica che questo scienziato - omosessuale nei primi anno ‘20 del 1900 - e oggi considerato uno dei padri fondatori dell’ informatica moderna e dell’ intelligenza artificiale Turing nasce nel 1912 a Londra, si laurea con il massimo dei voti e in seguito, durante la seconda guerra mondiale, opera come crittoanlista a Bletchley Park - la maggior sede di crittoanalisi nel Regno Unito Lì diventa famoso per aver creato una macchina capace, attraverso una serie di codici, di decriptare il programma di comunicazione dei tedeschi: il famoso sistema enigma. Fu un visionario: anche se i computer moderni non usano il principio matematico dal lui ipotizzato, sicuramente contribuì all’immaginazione collettiva di “una macchina universale”. Immaginò infatti una macchina capace di risolvere i problemi, calcoli di ogni ordine e tipo, come quelli che risolvono i nostri pc oggi. La sua più grande intuizione fu di ridurre ogni cosa ad una catena di operazioni logiche attraverso il sistema binario, questo gli permise di affermare che i computer potevano essere in grado di “pensare” autonomamente. Morì a soli 41 anni, avvelenato da una mela intrisa di cianuro e non ebbe mai alcuna evidenza di quanto fu lungimirante.
Richard Feynman
“The first principle is that you must not fool yourself, and you are the easiest person to fool.” Richard Feynman è considerato dai più il padre delle nanotecnologie; in un suo famoso intervento intitolato “ C’è un sacco di spazio giù in fondo” ipotizzò la possibilità di una diretta manipolazione di singoli atomi come una forma più rilevante di sintesi chimica rispetto a quelle in uso ai suoi tempi. Vi chiederete: e quindi come ci ha influenzato? Le sue sono state suggestioni che hanno mosso il nostro futuro scientifico in molti ambiti, per esempio nelle Digital Humanities: come far stare l’intera Enciclopedia Britannica in uno spazio inferiore di quello della punta di uno spillo? Ma anche in campo bio-medico il suo estro non fu da meno: si può “ingoiare il dottore” in modo che lavori da dentro? Basterà creare delle piccole mani elettroniche cha lavorano a distanza? Beh non male, vero? Quando si dice anticipare i tempi.
Temple Grandin
Temple Grandin nacque in un periodo in cui la sindrome autistica era relativamente poco conosciuta. Essendole stato diagnosticato un danno cerebrale all’età di due anni, fu ospitata in una scuola materna strutturata per tali casi, dove a suo dire fu seguita da buoni insegnanti. Parecchi anni più tardi fu accertata come autistica (formalmente la diagnosi era di Sindrome di Asperger, versione meno grave dello spettro autistico). Afferma di considerarsi fortunata per aver goduto di un buon supporto sia al tempo in cui frequentava la scuola primaria che successivamente. Grandin negli anni a seguire conseguì una laurea di primo livello in psicologia al Franklin Pierce College (1970), successivamente si laureò in zoologia all’Università Statale dell’Arizona nel 1975, e completò poi il dottorato di ricerca in zoologia presso l’Università dell’Illinois nel 1989. Grandin iniziò ad essere conosciuta dopo che Oliver Sacks la descrisse nel suo racconto Un antropologo su Marte, il cui titolo riprende la definizione della stessa Grandin circa il suo modo di sentire le persone neurotipiche. Grandin è stata ospite dei più importanti programmi televisivi nazionali e ha scritto articoli per riviste come Time, People, e Forbes, e quotidiani come il New York Times. È stata il soggetto di un documentario della Horizon (BBC) e di un film della HBO (2010) diretto da Mick Jackson interpretato da Claire Danes. Sulla base della sua personale esperienza ha invocato l’intervento ed il supporto di insegnamenti che possano risolvere le problematiche dei bambini autistici, combattendo comportamenti inadatti per altri più adeguati. Ha raccontato di essere ipersensibile ai rumori e ad altri stimoli sensoriali e di provare il bisogno di trasformare ogni cosa in immagini visive. Secondo Temple il suo successo nel lavoro di progettista dipende proprio dalla sua condizione di autistica. È a partire da tale condizione infatti che riesce a soffermarsi su dettagli minutissimi ed è in grado di utilizzare la memoria visuale come fosse un supporto audiovisivo, sperimentando mentalmente le diverse soluzioni da adottare. In tal modo riesce a prevedere anche le sensazione che proveranno gli animali sui quali verrà utilizzata l’attrezzatura. Grandin è considerata un’importante attivista sia del movimento in tutela dei diritti degli animali che del movimento dei diritti delle persone autistiche dai quali a sua volta è frequentemente citata. Il suo merito principale è stato quello di presentare il punto di vista delle persone autistiche, contribuendo in tal modo all’affinamento di metodologie di intervento più adatte a supportare le persone colpite da questa sindrome. Tuttora la Grandin assume antidepressivi e utilizza una speciale apparecchiatura (hug machine) da lei ideata all’età di 18 anni: si tratta della cosiddetta “macchina degli abbracci” che l’ha resa famosa. L’idea le venne osservando l’effetto calmante, sugli animali in procinto di essere visitati o vaccinati dal veterinario, di un’arla di travaglio, nel quale l’animale non riusciva a girarsi, sperimentò uno strumento analogo sui bambini autistici, scoprendo che, in quella condizione, il bambino si lasciava abbracciare. Per questo la chiamò la macchina degli abbracci.
Steve Jobs
Steven Paul Jobs nasce il 24 febbraio 1955 a Green Bay, California da Joanne Carole Schieble e Abdulfattah “John” Jandali, i quali, essendo ancora giovani studenti universitari, lo danno in adozione quando è ancora in fasce; Steve viene adottato da Paul e Clara Jobs, i quali promisero alla madre biologica che Jobs sarebbe andato all’università. Al Reed College di Portland le cose non andarono come previsto: dopo un semestre abbandona l’università ed inizia a lavorare in Atari come programmatore di videogames ma decide comunque di frequentare quei corsi che più lo incuriosiscono: calligrafia e informatica. Nel 1974, coinvolge il suo ex compagno di liceo e caro amico Steve Wozniak nella fondazione di Apple Computer, all’epoca società del tutto artigianale: con la “mela” i due muovono i primi passi verso la fama nel mondo dell’informatica, grazie ai loro modelli di microcomputer particolarmente avanzati e stabili, Apple II e Apple Macintosh. Viene però estromesso dalla Apple a seguito del fallimento del MAC III. Cambia aria per un po’ e nel 1986 compra la @Pixar dalla Lucasfilm e nel 1995 sforna quel capolavoro che è Toy Story. Non si arrende però con la mela e riesce così a ri-entrare in Apple come CEO (ma senza stipendio) e porta con sé una grande novità: quello che oggi è conosciuto come il Mac OS X. E continua ad ampliare la sua visione, prima con l’ iPod poi con l’ iPhone, passando dal mondo musicale a quello della telefonia. Innovare senza mail smettere di immaginare quello che ancora puoi creare, quello che ancora ti manca. O come dice lui “stay hungry, stay foolish”.
Jeff Bezos
“Devi avere il coraggio di essere frainteso se vuoi innovare” queste le parole di Jeff Bezos, CEO di Amazon.com e attualmente il terzo uomo più ricco al mondo secondo la rivista Forbes. Cresciuto in Florida, Jeff ha sviluppato fin da giovane un interesse per le scienze informatiche. Nel 1986 si laurea a Princeton in Informatica e Ingegneria elettronica e in seguito lavora per un’azienda di investimenti a NY. Decide di mollare tutto nel 1994. Lascia un lavoro ben pagato e una posizione di prestigio e scommette sulla sua idea: rischia tutto sull’e-commerce. Nacque così Amazon. Inizia la sua attività nel suo garage dove scrive i software per il commerce online e nel 1995 apre il suo bookstore online, raggiunse un successo strepitoso. In soli due mesi guadagnava 20.000 dollari la settimana ed era una cifra destinata a crescere. Oggi continua ad investire nelle persone e nelle idee, anche in Italia. “Abbiamo una mezza dozzina di strutture di ricerca e innovazione in giro per il mondo”, spiega. “Abbiamo deciso di aprire un laboratorio anche TORINO perché ha un’università d’eccellenza, questo è il vero motivo: stare dove si sfornano i talenti che ci servono”. Che ci sia da monito.
Jimmy Wales
Oggi conosciamo Jimmy -Jimbo- Wales, fondatore di Wikipedia, Wikimedia Foundation e Wikia. Ha costruito la più grande enciclopedia online di tutti i tempi. Nasce come imprenditore di mediocre successo, ma con un segreto: ha sempre avuto un animo da filosofo libertario, fin dall’università è stato un acceso cultore dell’oggettivismo, una corrente di pensiero che contempera individualismo e comunità, attraverso la ragione comune e con il minimo peso dello Stato. Inizialmente tentò di creare Nupedia, un start up che nei suoi piani originali avrebbe dovuto creare un’enciclopedia a pagamento capace di confrontarsi con l’ Encarta di Microsoft. Ma a dodici mesi di lavoro Nupedia ancora stentava a decollare. Poche voci, alti costi, pochissimi accessi. Fu per questo che Wales e Larry Sanger, il suo redattore, decisero di chiedere l’aiuto della rete. E utilizzarono uno strumento web allora agli inizi, il Wiki, un sito dove tutti possono scrivere, correggere, modificare. Ovviamente in modo controllato, e sotto la supervisione di moderatori. Cominciò la crescita esponenziale di Wikipedia. Prima quasi un gioco per utenti volonterosi della rete ma poi, a poco a poco, qualcosa di ben più serio. Migliaia poi decine e poi centinaia di migliaia di contributi spontanei, comitati informali di moderatori, su singole voci o su aree tecniche che si formavano da soli, spesso con la presenza di altolocati esperti e professori universitari. Wales capì quello che si era messo in modo con Wikipedia: una forma esplosiva di intelligenza collettiva auto-regolata e virale. Doveva solo aiutarla, statuirne le regole, creare spazi stabili per aiutarne la fioritura di questa strana comunità di saperi, basata sul dono libero e aperto delle proprie conoscenze individuali.